BRUNO VANZAN

ABOUT BRUNO

Romano di nascita, torinese d’adozione, campione del mondo di Flair, trainer presso la più importante scuola di American Bartending d’Italia, PlanetOne, testimonial del marchio “Barinprogress” e dal 2013 official competitor Pica, testimonial Desigual, Airam e G sevenstars.
Da 2012 settembre fedele compagno giornaliero su La7 di Benedetta Parodi nel programma culinario “I menù di Benedetta”. Tutto questo e ancora un po’.
L’etimologia del suo nome la dice lunga sulla persona che ci troveremo di fronte, e giuriamo che mamma Lea non scelse a caso: ama il rischio che conduce lontano e per inseguirlo non si pone limiti. E come dargli torto? Il logo di Bruno In principio fu l’Accademia di aeronautica militare voluta dal padre, ma denigrata dal giovanissimo Bruno; poi l’espresso e i cappuccini da servire nei baretti di Trastevere, mentre una passione affiora giorno dopo giorno. A 17 anni un obiettivo dichiarato, nel 2005 i primi corsi, quattro anni dopo la prima gara, a Roma. Nella sua città, la stessa che pare non amarlo come ci si aspetterebbe; e qui la confessione che non t’aspetti: “Da ragazzetto ho commesso delle ingenuità, sono stato presuntuoso, a tratti invadente. Non sapevo stare al mio posto. Gli errori si pagano e soprattutto servono ad imparare che non sempre ci è data una seconda possibilità”. Crediamo gli sia sempre mancato quel timore reverenziale che ci si aspetta di vedere in chi è agli inizi. Ma se scegli di fare Flair sai già a cosa andrai incontro. “È come un allenamento di pugilato: lì sei solo con il sacco, qui lo sei con le bottiglie. È boxe senza contatto, ma qui le batoste sono più sotto pelle” lo senti dire al tipico ragazzetto che prova a muovere i primi passi e si appella alla saggezza di chi dovrebbe saperla lunga.
Nel 2010 vola a Las Vegas, dove non basta essere bravi, bisogna essere i migliori. Un provino, una sorta di audizione e per uno come Bruno, che l’inglese lo aveva imparato in Africa ascoltando le canzoni, fidatevi che non è cosa da poco. Tutto fila liscio, rientra momentaneamente in Italia per gareggiare. Da Roma spedisce quanto è necessario per il rinnovo della visa al compagno di sempre, allo stesso ai quali aveva lasciato pezzi di vita vissuta. Ancora una volta, però, la vita lo metterà a dura prova: una truffa, non la prima ma si spera l’ultima, dei soldi che svaniscono nel nulla, un amico che non merita questo appellativo e la scelta definitiva di restare in Italia.
Nel flair non c’è un posto dove nascondersi quando le cose vanno male. Niente panchina, niente bordo campo, nessun angolo neutrale. Ci sei solo tu, nudo. Ma la vita alle volte decide di restituirti, anche se in piccola parte, quello che ti ha tolto; così nel 2011 la consacrazione arriva con l’inserimento del nostro Bruno Vanzan nella Wfa Black List. Il nero non porta bene di solito, ma questa volta è puro trionfo per chi di diritto e per vittorie conquistate sul campo viene inserito nei migliori 10 del mondo.
Vince in Montenegro, in Macedonia, cade in Slovenia sempre nel 2011 con una mano che non ce la fa più. Un amico gli dice: “Bene, adesso continua a piangere. Soffri ancora un po’. Ma poi devi dirti: adesso basta, è ora di tornare lassù”. Si rialza e realizza in Croazia un sogno che in pochi potranno eguagliare, battere due mostri sacri: il sedici volte campione del mondo, l’argentino Rodrigo Del Pech, e la leggenda inglese Tom Dyer.
L’epilogo: 23 vittorie internazionali, più di 100 gare disputate in 25 Paesi del mondo: fatto, fatto anche questo.